IL JAZZ E I BEATLES - DOMENICA DEL CORRIERE
Dal giovane Amatore Bianchi di Milano, ricevo:
« Egregio signor Direttore, ho letto sulla Sua" Domenica del Corriere" la assennata risposta che Lei dà al Sig. Pieracei circa il " Fenomeno Beatles". Sono pienamente d'accordo con Lei nel ritenerlo una triste manifestazione dei nostri tempi, ma, per favore, mi lasci stare il jazz!
È mai possibile che Lei, Sig. Direttore, non sappia riconoscere che i suddetti Beatles non sono dei jazzmen, ma degli urlatori da strapazzo che hanno avuto la fortuna di sfondare grazie all'imbecillità dei teenagers inglesi?
Sappia che il jazz non è urlo o gloria momentanea, ma musica che può raggiungere momenti di bellezza e di espressività altissime.
Per quello che riguarda i jazzmen, poi, mi sento in dovere di precisarle che essi non sono dei giovani scatenati che possono con la loro musica far impazzire mezza Europa, ma dei musicisti seri e dotati, sostenuti da una preparazione musicale e strumentale notevole, frutto di anni e anni di studio e lavoro.
La invito, quindi, a non generalizzare per quello che riguarda musica e, per favore, non mi confonda più i Beatles con Armstrong o Celentano con Miles
Spero che anche il Sig. Pieracei abbia l'occasione di legger questa mia lettera, e colgo l'occasione per invitarlo a colmare la sua palese lacuna sulla musica jazz"
Ho ricevuto molte altre lettere analoghe. Il guaio è che i giovani che mi hanno scritto sono accaniti e drastici, nella difesa del jazz, almeno quanto lo sono i loro padri e nonni nella del melodramma o della musica tradizionale. Vale l'antica massima: « Ognuno è libero di pensarla come vuole purchè la pensi come me». E veniamo al fatto. Ho detto e lo ripeto che i « Beatles» sono un fenomeno degenerativo del jazz, perchè la musica terzinata che essi, come molti altri cantanti d'oggi, hanno adottato, è una figlia spuria del jazz. Cosi come certe romanze sdolcinate erano figlie spurie del melodramma.
Il «jazz puro» è un'altra cosa, molte volte altissimo, ed ha un suo posto ben preciso nella storia della musica. Ellington, Dave Brubeck, Gerry Mulligan, e tanti altri, non hanno niente a che vedere con i Beatles o con Celentano, ma rimangono i padri di un'arte che, popolarizzandosi e degenerando (come avviene sempre per ogni manifestazione ar-tistica) ne ha permesso la nascita.